di Marco Benedettelli
È quasi mezzanotte, Valentina prende il pennarello in mano e si china sul foglio bianco, in mezzo ad un prato, ma vicino a casa sua. Dal mare tira un vento che porta profumi lontani. Francesco ride e la guarda e si tocca le dita dei piedi scalzi. Tutti e due fanno la guardia a Nicolò, che dorme su una culla, dove anche loro hanno dormito, fino a poche estati fa.Valentina sente il vento del mare, e allora inizia a disegnare un pallone azzurro, che porti fortuna ai suoi due fratellini, per farli giocare, finché non saranno grandi e anche di più. Ci mette dentro tanti quadrati dei cortili, tanti triangoli come sassi per fare le porte, e tante linee intrecciate, che sono i vestiti tolti quando è caldo in estate e c’è una canicola dove i grilli impazziscono nel loro canto. A mezzanotte il tempo sta per scadere. Quando il pendolo della casa dei nonni, che lei conosce a memoria, inizierà a battere i suoi dodici rintocchi magici e acquosi, Valentina capisce che tutto quello che è sul foglio si tramuterà in realtà. E allora posata sul pallone disegna una barca, e il pallone diventa il mondo, dove suo fratello Francesco viaggerà come un eroe solitario, con la pelle abbronzata e i capelli schiariti dal sole. Mentre Valentina disegna lei sa che ad ogni porto suo fratello avrà una donna dagli occhi belli e dai capelli lunghi, una donna a cui donare il canto del mare che ha raccolto nelle sue ore coraggiose e silenziose.E poi Valentina guarda Nicolò, dentro la culla che dorme con il piccolo pugno chiuso vicino la bocca. Bianco e robusto, sembra un leone, anzi un leone di mare dormiglione che quando ha fame fa tremare l’aria con il suo ruggito. Valentina rimane con la testa appoggiata alla mano, a pensare cosa può disegnare per Nicolò. Si ricorda della sua corsa per il corridoio, quando minuscolo arrivò dentro casa, venuto chi sa da dove. E allora gli disegna il cielo, tutto intorno al mondo-pallone, perché suo fratello è così piccolo che si confonde ancora con le nuvole, mutabili al vento. Non vuole chiuderlo sotto il tratto della sua penna che rincorre l’incantesimo della mezzanotte, ma lasciarlo così, ad attraversare con il suo sonno l’ultima ora prima del grande ballo. Francesco la guarda, e le porta dei nuovi colori che raccoglie da terra. Poi disegna una treccia sul foglio, in un angolo, e ride. Adesso Valentina ha ancora qualche minuto per pensare a sé. Per disegnare il suo principe di cui tante volte si narra da sola. Il suo principe e il suo castello e i suoi cavalli magici con la criniera turchina, e i bicchieri che cambiano colore, con l’acqua o senz’acqua e tutte le cose che nel suo mondo le parlano. Allora dentro il pallone, tra un quadrato ed un triangolo, disegna due occhi, con due grandi iridi che brillano. Poi inizia a disegnare il naso, ma si ferma, vuole solo tenersi i due occhi, da cui sgorgano tutti i disegni che farà da qui al futuro, oltre questa mezzanotte d’estate in arrivo. Ormai manca qualche minuto, e Valentina posa il suo colore. Da una carezza a Francesco che si accuccia a dormire. Guarda Nicolò silenzioso nella sua culla e poi si stende con la pancia sopra al suo pallone immerso nel cielo, attraversato da barche e pieno di occhi, porte e cortili. Quando mezzanotte arriva Valentina già dorme. Soffia piano il vento dal mare e lei sente fiorire i dodici rintocchi nel sonno. Da casa intanto qualcuno li viene a prendere piano per portarli nelle loro stanze. Quello che è successo nessuno lo sa, eppure si ripete sempre ad ogni mezzanotte.