Vanna Marinozzi

Sergey
Sergey non parlava mai. Camminava su e giù per il corridoio. Quasi continuamente sorrideva. Questo sì. Sorrideva dolcemente di una luce lontana. Sembrava un bambino muto. Distante dagli altri. Solitario. Veloce era lì all’appuntamento della sigaretta. Famelico aspettava il suo turno, accendeva e riprendeva con i suoi passi e il suo sguardo malinconico. Ogni tanto si toccava i capelli lucidi e castani. Era il più giovane di tutti. E il suo passo era leggero come se sfiorasse una nuvola.  Beatrice si era svegliata con molta difficoltà quella mattina. Le palpebre erano così pesanti che pensò per un momento di essere diventata quasi cieca. Finalmente aprì gli occhi e mise a fuoco -… di nuovo qui – pensò.Quasi senza sorpresa, come se fosse uscita da un sogno e ammettesse a se stessa di essere sempre stata lì, come in una casa, con le finestre grandi e gli alberi di palma davanti. Era tranquilla quel giorno. La sera precedente si era divertita come non le era successo mai prima. Aveva riso per tutto il tempo davanti ad una persona che nel frattempo scriveva, quanto scriveva mentre Beatrice raccontava una storia…Sì, era lontano il giorno prima. È vero. Così tranquilla si guardò intorno per vedere se c’era qualche volto conosciuto.Di certo Beatrice non aveva paura di trovarsi lì. E’ un posto sicuro, pensa lei, un posto dove ci si può riposare e comunque non può neanche farci niente…Si guarda intorno e pensa di andarsi subito a pettinare, perchì chi ci rimette davvero ogni volta sono i suoi capelli lunghi che se trascurati bisogna ogni volta tagliare… Quella mattina Sergey aveva i pantaloni corti color arancione ed una maglietta grigia a maniche corte. Era agosto faceva caldo. Il pavimento era pulito.Beatrice cercava suo marito… oppure un sosia. Sì perchè lei in quel momento era certa di non essere sola. Spiritualmente parlando, quindi da un po’ di tempo si era quasi convinta che le persone care si avvicinassero a lei anche grazie ai sosia. Così un pensiero in più in una mente devastata dalla fantasia, dalla ricerca, dalla speranza di non essere completamente soli in questo universo. Il tempo in questa casa non ha tempo, tranne per quanto riguarda l’appuntamento con le sigarette. Una all’ora. Per il resto tutto tranquillo, o per lo meno così sembra. Le sedie davanti alla finestra alla fine del corridoio sono veramente comode. Beatrice le ha sempre amate. Può guardare il tramonto, può scorgere le nuvole violacee, può vedere gli alberi e soprattutto può fumarsi tranquillamente una sigaretta chiacchierando con qualcuno vicino a lei. Quella mattina dopo essersi lavata la faccia e pettinato i capelli mossi fece alcuni passi e si andò a sedere proprio lì, in fondo al corridoio. Era così attenta e distratta nello stesso tempo come del resto è il suo modo di essere. Ha la consapevolezza di essere molto 2 amata, chissà perchè. E si rende conto di non aver paura di niente tra quelle mura. Si sente proprio a suo agio. Sì veramente tranquilla. Sergey non sembra per niente tranquillo. A pochi piace vedere le sbarre alle finestre e poter chiedere un permesso speciale per potersi andare a bere un caffè al bar. Questo è  veramente per pochi. A Sergey però non interessa il caffè, tanto meno tutto il resto. Così si fa notare solo per la sua adolescenziale bellezza e il suo sorriso così perso nel nulla… Beatrice regina lo è sempre stata. Questo sì. Soprattutto in questa casa dove tutti le portano rispetto. Lei così sicura di sè. Già qual è il problema? Niente angoscia, qui so parlare questa lingua – così pensa sicura – e quando conosci il linguaggio sei sicuramente avvantaggiato. Il primo giorno è sempre un po’ particolare. Ma per chi ci è quasi abituato passa veloce come un istante. Beatrice ha i capelli alle spalle di un biondo cenere. Gli occhi scuri. Si siede e osserva. -… di certo c’è mio marito qui dentro e si sta nascondendo… per farmi un altro scherzo, ma lui mi ama così tanto che non resiste e si farà riconoscere a modo suo quasi immediatamente… come lo conosco… – Beatrice sorride e ripensa alla sera precedente quado si era incontrata con lui che più pazzo di lei le aveva fatto un’ennesimo scherzo.Si amavano da sempre. Lei ne era convinta. Quell’uomo così particolare, così incredibilmente suo gliene faceva di tutti i colori. E insieme si ritrovavano più veloci del suono e della luce superando le barriere dello spazio e del tempo. Così veloci erano per superare la barriera della morte.Per potersi amare ancora e per sempre. Così Beatrice estasiata ripensava al suo uomo, piccolo e diabolico per la sua intelligenza. Convinta che non l’avrebbe lasciata sola proprio oggi. No. Lui era lì, magari mascherato da dottore, oppure con la faccia ingenua di una infermiera… Chissà, lui hamille modi per farsi riconoscere… Sergey non poteva sospettare di essere osservato, non era nei suoi pensieri, i quali cavalcavano onde sconosciute. Lui non parlava, e straniero consumava il tempo con lo sguardo rivolto chissà dove. Beatrice intanto cercava tra i volti gli occhi del suo uomo, faceva l’indifferente ma intanto gicava a nascondino. Che cos’hai Beatrice oggi che sembri così… quasi felice? – le chiede il dottore che la conosce da tempo e lei distratta risponde chiaramente “Ho fumato l’Amore ieri sera…”…  3 Pensavano ad una sua eccentricità, non sapevano che Beatrice l’Amore l’aveva fumato davvero! Lei parlava con tutti in maniera dolce e cercava di mettere a proprio agio gli altri ospiti che impauriti riconoscevano in lei  quasi un punto di riferimento. Sì perchè sembra veramente normale Beatrice con i suoi occhi che non tremano. Beatrice seduta senza più la fretta della sera precedente in cui aveva viaggiato ad un ritmo paurosamente veloce al punto che non la smetteva più di comunicare nemmeno con l’invisibile, guardò curiosa questo ragazzo molto più giovane di lei che camminava, aspettò di guardarlo negli occhi e quando Sergey puntualmente si girò lei era lì statica ferma, emozionata, praticamente immobile davanti a lui. Sì. Era lui. Era lui che con uno stratagemma era riuscito ad entrare in quel luogo dove lei purtroppo regolarmente entrava ogniqualvolta lasciava libera la sua mente di muoversi senza più limiti…Beatrice così cominciò ad osservarlo. Ad osservare quel ragazzo così carino, dolce e con i capelli  così lisci e puliti. Sì era proprio lui.Quel demonio che l’amava così tanto da aver sfidato le leggi cosmiche e animiche per poter stare ancora insieme a lei. Certo. Anche questa volta ce l’abbiamo fatta – pensò felicemente donna -. Ce l’abbiamo fatta ad incontrarci ancora, vita dopo vita, morte dopo morte, così in eterno. Correndo come pazzi e con gli occhi sempre attenti -.

Beatrice volava così nella sua mente e ne era convinta. Sapeva che ce l’avevano fatta anche questa volta e sarebbe stato così per sempre, forse…