Di Janula Malizia
Ma chi è questo prete, non lo conosco. Ma quello non sa niente di me. Le sue parole scivolano sulle facce dei miei cari e sulla mia bara senza lasciare tracce. Tanto non dovrei starci ancora tanto. Il camioncino delle pompe funebri ha già aperto gli sportelli. E pensare che avrei voluto morire come mio nonno, nel suo letto, circondato dai figli e dai nipoti, spegnermi di vecchiaia, andarmene sprofondando lentamente nel sonno, perdendo gradualmente conoscenza, intendo.
E invece no, non mi è stato possibile.
Avrei voluto una veglia funebre come si deve, con in dosso il vestito che avrei dovuto avere il tempo di scegliere ed in faccia, come si dice….una bella cera, insomma. Così da sentirmi dire cose tipo: però, che espressione serena, rilassata: non sembra morta per davvero, anzi, sembra una che dorme. E invece no, non mi è stato possibile.
Chiedevo troppo forse. Chiedevo troppo.
Avessi fatto almeno una fine epica, che ne so, del tipo: morta per salvare un bambino intrappolato nell’ascensore. E invece no, non mi è stato possibile. Ho fatto una fine alla Will Cojote.
Li ho sentiti quelli che chiedevano: ma come è successo. Beh, è morta precipitando dalla tromba dell’ascensore dell’ospedale dove lavorava. Non ha visto il cartello eppoi, proprio a lei è successo, a lei che non prendeva mai l’ascensore e preferiva farsi anche dieci piani di scale a piedi.
E invece quel pomeriggio mi ha fregato la fretta. Non mi sono neanche chiesta perché non ci fosse nessuno che facesse la fila e non ho letto l’avviso. Stavo scrivendo un messaggio sul telefonino: come al solito sarei arrivata a casa in ritardo anche quella sera, ed ho premuto il bottone e messo un piede dentro. E’ stato come precipitare dall’Himalaia. Strano però, ricordo che mentre precipitavo non è stato mica come si dice, non ho rivisto tutta la mia vita davanti agli occhi, ecco. Eh no. Ho solo pensato: accidenti, ho lasciato tutti quei panni da stirare…. Sono stata sempre così, nei momenti più importanti, quelli decisivi, ti vado a pensare alle cose più stupide. Comunque mi sono ritrovata in un lampo di tempo, dopo un tonfo sordo e breve, spiaccicata a terra, ridotta da non riuscire più nemmeno a riconoscermi.
Capite, da come sono conciata adesso mi guardo e non sono sicura di essere io. Ma allora … e se non fossi io…. potrei pure non essere io sotto quel coperchio di legno.
E mio marito, allora, i miei genitori ed i miei figli, per assurdo, starebbero mica piangendo per una estranea….
Il Furgoncino delle pompe funebri ha già aperto gli sportelli posteriori. Non dovrebbe esserci più tanto.
Mi sarebbe piaciuto andarmene più in pompa magna, devo ammetterlo. Magari con l’organo che suona un pezzo rock, a pensarci adesso mi ci sarebbe andato bene anche quel pezzo di Bob Dylan… com’è che fa…Knockin on Heaven’s Doors…. Con il ritornello che sembra non finire più…. E la gente ad applaudire una vita che è stata degna di essere vissuta, gli amici a sfilare e ognuno a raccontare il loro ricordo personale.
Ma stò prete ci aveva fretta eppoi….. non mi conosceva. Frasi di convenienza, si sa, da morti si diventa tutti buoni. I ragazzi delle pompe funebri mi portano con sicurezza fuori dalla chiesa, mi guardo intorno mentre sfilo, gli sguardi dei presenti seguono il mio percorso. Li guardo e li riconosco mentre mi lascio dietro una scia di incenso. Toh, guarda chi c’è. Lì dietro, il penultimo banco della navata destra. Il mio vecchio compagno di banco delle elementari. Quello che mi portava i libri la mattina….. Era una vita che non lo vedevo. Ma guarda, che fine hanno fatto i suoi capelli….tutto pelato….chi l’avrebbe mai detto.
Sono sempre stata così, nei momenti più importanti della mia vita mi vengono in mente solo le cose più stupide.
Intanto le porte del furgoncino delle pompe funebri si sono chiuse. Io dentro e gli altri fuori.