Dall’introduzione di Goffredo Fofi:
“Il deserto è il mio posto preferito per guidare è la storia di una donna che ha compiuto un lungo viaggio, negli anni della contestazione giovanile e dell’impegno politico, per tornare infine nella sua comunità, tra i Valdesi, cercando il senso della sua vita, al fianco di grandi personaggi storici.
I ricordi di Paola Vinay, così volutamente precisi e minuziosi, riguardano la sua storia ma non dimenticano mai la Storia, il suo – come si dice – “privato” ma altrettanto il suo “pubblico”.”
Il deserto è il mio posto preferito per guidare è un romanzo autobiografico di una donna che è stata tra le prime sociologhe italiane e che, dopo aver vissuto i principali movimenti sociali e le trasformazioni politiche, superati gli ottant’anni, ripercorre la propria esistenza. Figlia del pastore valdese Tullio Vinay, persona di grande coerenza morale, nel 1959 Paola Vinay partì per gli Stati Uniti, dove si formò nelle scienze sociali all’Università del Wisconsin.
Nel 1961 iniziò a lavorare all’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali con Luciano Gallino e a partecipare all’attività politica e ai dibattiti dei «Quaderni Rossi». Vinay in seguito si dedicò alla ricerca sociale in un’ottica di genere nel campo del lavoro e della sanità, impegnandosi infine direttamente in politica. Ormai in pensione, diventata nonna, nel 2006 Vinay torna nelle Valli Valdesi, per celebrare il decennale della morte del padre, e inizia un percorso di indagine di sé, delle proprie radici e della propria esistenza, che l’ha condotta prima a scrivere la biografia di Tullio Vinay, Testimone d’amore (Claudiana editrice) e infine a comporre questa autobiografia, in una prosa asciutta e serrata, ma allo stesso tempo ironica e a suo modo epica.
Progetto grafico di Francesca Torelli e Paolo Rinaldi;
A cura di Valerio Cuccaroni;
ARGOLIBRI | Collana Fari | N.7
“Quando l’editore ha suggerito come titolo la frase «il deserto è il mio luogo preferito per guidare», spiegandomi il significato che attribuiva al deserto, ho accolto con favore il nuovo titolo. Nel mio intento quella frase voleva semplicemente dire che, data la mia scarsa esperienza di guida, la strada dritta e assai poco trafficata del deserto mi dava sicurezza. Tuttavia il significato che assume la figura retorica del deserto nella letteratura, nella religione e nell’immaginario collettivo, come luogo di tentazioni, di incertezza, di meditazione, credo rispecchi bene il mio percorso di vita, con tutte le esperienze, le riflessioni e i dubbi che l’hanno attraversata.”